Un programma di mindfulness per affrontare l’esperienza del cancro
In questo articolo, la dott.ssa Monica Napoleone ripercorre i contenuti presentati al seminario gratuito “Recupero dal cancro con la Mindfulness: un programma di mindfulness per affrontare l’esperienza del cancro“, tenutosi a Roma presso la sede di ENPAM giovedì 13 Febbraio 2020, all’interno del progetto FATE.
Affrontare il cancro
L’approccio alla cura della malattia oncologica negli ultimi anni ha fatto dei passi importanti: in termini di cure, di diagnosi precoce e una maggiore attenzione all’impatto emotivo e psicologico. Quest’attenzione è stata la conseguenza di un cambiamento culturale nei confronti della malattia, portando a considerare le cure oncologiche in una prospettiva bio-psicosociale che pone la persona al centro delle cure. Questo vuol dire considerare sia l’aspetto biologico che l’impatto sociale e psicologico che l’esperienza della malattia può avere nella vita di una persona e della famiglia, nonché l’interazione tra questi diversi aspetti.
L’impatto del cancro nella vita: due testimonianze
Due recenti testimonianze, che arrivano dal mondo dello sport, mi hanno fatto riflettere su come il vissuto emotivo di questa malattia coinvolga tutti.
La prima riguarda il giocatore di Rugby della Benetton, Nasi Manu, cui nell’agosto 2018 venne diagnosticato un tumore. Immediatamente i suoi compagni si sono attivati e di particolare sensibilità sono state le parole del capitano Alberto De Marchi: “quando abbiamo saputo, siamo rimasti tutti colpiti, si tratta di un problema non facile da risolvere, che ti fa pensare a tante cose, ma soprattutto ti fa riflettere. Non è stata una situazione semplice, anche perché in questi casi non è facile capire cosa sia giusto fare e cosa, invece, sia giusto non fare”. I compagni di squadra, inoltre, hanno pensato tutti insieme di radersi i capelli, cercando di trovare i modi e i tempi giusti, perché volevano che arrivasse il messaggio “siamo in campo con te!”
La seconda e più recente testimonianza riguarda l’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic, che ha scoperto la sua malattia prima della ripresa dell’attività agonistica. Appena appresa la notizia aveva pensato che fosse giusto lasciare il suo posto di allenatore, ma le sue dimissioni sono state respinte dalla società. Insieme hanno deciso di organizzare una conferenza stampa, per annunciare che per via delle cure si sarebbe dovuto assentare e non poteva seguire tutte le partite del Bologna. Ad oggi l’allenatore segue tutte le partite in casa della squadra sempre sotto osservazione dei medici e, quando lui non può essere presente alla partita, ad andare da lui è la sua squadra o i tifosi che si fermano sotto l’ospedale per salutarlo ed incoraggiarlo.
È superfluo dire che è emozionante vedere e sentire il calore e la forza che trasmettono questi atteggiamenti che includono e sostengono. Ecco che quel “cosa è giusto fare, cosa è giusto non fare” lo si riesce a capire solo quando non si permette alla malattia di prendere tutto lo spazio, ed un amico resta tale, un fratello resta tale, una madre, una moglie, un marito, un figlio, un padre restano tali. Qui non voglio parlare di battaglie perché, essendo onesti con noi stessi, questa è una battaglia che nessuno vuole combattere. Però, nel momento in cui, non per scelta, ci si ritrova travolti, è fondamentale capire con quali strategie affrontarla e soprattutto cosa fare per superarla, per far si che sia motivo di cambiamento, evitando proprio di restare intrappolati nella rabbia, nella frustrazione o nella solitudine.
La Mindfulness
La nostra mente ha tante potenzialità, anche quella di riuscire a trovare e dare un senso in un momento in cui sembra che non si abbiano più le forze per reagire.
L’esperienza del cancro è un evento traumatico e credo sia giusto affrontarlo come tale. Un trauma che rischia di lasciare delle ferite profonde. Per meglio comprendere questo momento possiamo rifarci alla celebre frase di Carl Gustav Jung: “in ogni caos c’è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto”. Per riuscire a trovare quest’ordine in un momento di caos è importante sgomberare la mente da tutte quelle preoccupazioni future o dei rimorsi per il passato.
Quando si riceve una diagnosi di cancro, questi pensieri sono ancora più prepotenti, le preoccupazioni, se pur legittime, legate allo stato di salute, alle terapie e ai controlli, sono sempre presenti e difficili da controllare e portano con sé più dolore, paure, ansia e tensioni nel corpo. Essere preoccupati per il futuro oppure avere pensieri ruminativi sul passato vuol dire perdere di vista il presente. Al contrario rimanere ancorati al momento presente vuol dire affrontare i problemi che si presentano e trovare per ognuno di essi strategie più funzionali. Anche condividere le emozioni svolge un ruolo importante per permettere all’esperienza traumatica di non dettare i tempi e divenire consapevoli di quello che si sta vivendo. Il termine consapevolezza mi permette di fare un breve cenno sulla pratica della Mindfulness come parte integrante del programma MBCR (Mindfulness Based Cancer Recovery), che verrà di seguito illustrato.
Consapevolezza e concentrazione
Alla base della pratica della Mindfulness ci sono due concetti fondamentali: consapevolezza e concentrazione. La consapevolezza è la capacità di agire quanto più possibile in modo intenzionale. La concentrazione, invece, è uno sforzo positivo della mente, la quale si allena per dirigere l’attenzione. Ed è proprio l’attenzione che rappresenta la capacità della mente di ancorarsi al momento presente, senza interferenza del pensiero che al contrario risente dell’esperienza passata o delle proiezioni sul futuro.
Può essere d’aiuto la definizione di Jon Kabat-Zinn, scienziato e teorico del protocollo Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR), Mindfulness significa “porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante” (1994, p. 63). Se la mente resta ancorata a ciò che accade nel qui ed ora, non si affatica nell’inseguire il passato e il futuro, non si affatica a rimpiangere, a soffrire per l’incertezza, la frustrazione, o l’ansia e per le tante emozioni conflittuali che possono emergere.
Atteggiamenti di base della Minfulness
Gli atteggiamenti suggeriti da Jon-Kabat-Zinn descritti nel suo libro Full Catastrophe Living (1990) riguardano:
- La capacità di assumere un atteggiamento non giudicante della propria esperienza. Questo passaggio avviene prendendo consapevolezza dei pensieri giudicanti, che a volte non ci rendiamo nemmeno conto di fare con la conseguenza di aumentare sentimenti negativi. L’obiettivo di una mente non giudicante è imparare che le cose non sono né “buone” né “cattive” ma semplicemente sono come sono e non sono collegate con il nostro valore personale;
- Attraverso la pazienza imparare a comprendere che gli eventi hanno un proprio modo di evolversi. Spesso accade di essere particolarmente impazienti con se stessi pretendendo di dover essere preparati a superare tutto quello che si presenta come inaspettato. In linea con questo concetto, Jon Kabat-Zinn, nel libro citato sopra fa riferimento alla mente del principiante, ossia imparare a vedere tutto come se fosse la prima volta, liberandosi delle vecchie aspettative;
- Avere fiducia nelle proprie intuizioni e non seguire il giudizio esterno, in un momento di vulnerabilità spesso si tende a dubitare di se stessi. Nella meditazione si impara a prestare attenzione attraverso le emozioni a quelle cose che non ti fanno stare bene;
- La meditazione mindfulness non richiede sforzo, la mente è aperta all’essere e non al fare. L’aspetto paradossale è che solo lasciando andare la tensione sarà potenzialmente possibile raggiungere risultati positivi liberandosi dal peso della negazione. Questo accade proprio attraverso l’accettazione. Accettare vuol dire anche vedere le cose come realmente sono. La tendenza umana di trattenere alcune parti dell’esperienza e di respingerne altre rappresenta una delle cause della sofferenza. Lasciare andare attraverso l’accettazione permette di vivere in armonia con l’inevitabile cambiamento.
Il programma “Recupero dal cancro con la Minfulness” e la ricerca scientifica
Il programma “Recupero dal cancro con la Minfulness” o “Mindfulness Based Cancer Recovery” (in inglese) nasce da uno studio di Linda Carlon e Michael Speca intorno al 1995. Esso rappresenta una declinazione del primo programma di mindfulness nato presso l’University of Massachusets School of Medicine da Jon Kabat- Zinn (Mindfulness Based Stress Reduction/ Riduzione dello stress con la mindfulness). Gli autori, infatti, hanno riadattato il programma originario, sulle specificità del percorso oncologico.
I risultati del trattamento
Il prof Michael Speca lavorava presso un centro per il trattamento del cancro a Calgary nello stato canadese. Insieme ad altri colleghi iniziò ad unire le pratiche yoga e quelle meditative che unite alle conoscenze sullo stress li portò a conoscere il programma ” Mindfulness Based Stress Reduction ” (MBRS) di Jon Kabat-Zinn descritto nel suo libro Full Catastrophe Living: Using the Winsdom of Your Mind and Body to face Stress, Pain, and Illness (Kabat- Zinn 1990). Applicandolo, iniziarono subito a registrare i primi risultati tra coloro che avevano preso parte al programma e coloro che non ne avevano preso parte. Fu in quel momento che Linda Carlson si unì agli studi come clinica e ricercatrice.
I dati disponibili in letteratura hanno evidenziato l’efficacia del programma MBRS su pazienti malati di tumore. Speca, Carlson, Goodey e Angen (2000) hanno attuato il protocollo MBRS per cercare di ridurre le alterazioni dell’umore e altri sintomi generati dallo stress in 90 pazienti affetti da cancro ( età media 51 anni). Al termine, questi soggetti hanno riportato punteggi significativamente più bassi nella scala generale dell’alterazione dell’umore, e in particolare nelle sottoscale della depressione, dell’ansia e della rabbia, rispetto al gruppo di controllo. Inoltre, hanno manifestato minori sintomi riconducibili allo stress e una diminuita irritabilità. La riduzione generale dell’alterazione dell’umore è stata del 65%, con una diminuzione del 31% dei sintomi da stress.
I risultati al follow-up
Nello studio di Carlson, Ursuliak, Goodey, Ange e Speca ( 2001), l’analisi al follow-up ha mostrato come questi cambiamenti siano mantenuti dopo sei mesi. Non solo, questi cambiamenti sono stati mantenuti anche dopo qualche anno, come conferma lo studio di Carlson, Speca, Faris, Patel (2007). Inoltre, dopo la partecipazione a un programma MBRS, Carlson, Speca, Patel e Goodey (2003) hanno riscontrato miglioramenti significativi nella qualità di vita, nei sintomi legati allo stress e nella qualità del sonno in pazienti con cancro al seno e alla prostata. Infine, su un campione di 63 pazienti malati di tumore, Carlson e Garland (2005) hanno verificato, come effetto della partecipazione a un programma MBRS, una riduzione significativa di disturbi dell’umore.
Altri studi hanno indagato gli effetti del protocollo MBRS sugli aspetti biochimici, oltre che su quelli psicologici, nei pazienti affetti da carcinoma. Reibel, Greeson, Brainard e Rosenzweig (2001) e altri ancora hanno ipotizzato che questo programma potesse avere effetti positivi sul sistema neuroendocrino e immunitario (Carlson, Speca, Faris e Patel, 2007; Carlson, Speca, Patel e Goodey, 2003; Grossman, Niemann Schmidt e Walach, 2004).
Il programma Mindfulness Based Cancer Recovery
Dopo aver visto come nasce e le ricerche compiute in tale ambito entriamo ora nel merito del programma e come è strutturato.
Il programma di otto settimane affianca una parte psicoeducativa propria della condizione oncologica, in questa fase si cerca di affrontare le difficoltà correlate alle cure, come la perdita dei capelli, al sonno, alla stanchezza, attraverso la meditazione formale e informale.
Definiamo formali quelle pratiche che hanno un inizio e una fine che sono scandite dal tempo e vengono fatte in gruppo. Queste sono: il Body scan, la meditazione seduta, la meditazione camminata; sono importanti per prendere confidenza ed approfondire il cammino di consapevolezza, una sorta di preparazione graduale.
Definiamo meditazione non formale ciò che è basato sul portare la consapevolezza piena ad una qualsiasi attività quotidiana, come il fare colazione, guidare, fare la spesa, andare al lavoro. Tutte queste attività sono un programma di allenamento per la mente e il corpo, possiamo definirlo semplice ma non facile. Soprattutto all’inizio può sembrare difficile lasciare andare il modo abituale in cui si affrontano le cose.
L’obiettivo proprio di questo programma non è quello di accettare in modo passivo l’esperienza del cancro, ma di riuscire ad elaborare l’esperienza della malattia attraverso la pratica della Mindfulness per rispondere ai fattori stressanti in modo adattivo e funzionale. Proviamo a pensare ad un sasso gettato in uno stagno, le onde che si creano, per qualche istante, non fanno vedere il fondo e bisogna aspettare che facciano il loro corso per poterlo rivedere. Questo è quello che succede alla nostra mente quando viene rapita dalle preoccupazioni, ci perdiamo di vista. Allora la nostra mente è come quello stagno: in balia degli eventi, non riesce ad esprimere ben le capacità di sostegno tipica della mente. Anche il contesto di gruppo, in quanto fonte di forza e condivisione delle emozioni, è un’altra risorsa importante per dare un senso a quello che si sta affrontando.
Bibliografia
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Siti Web
www.salute.gov.it – Piano oncologico nazionale 2010-2012