Nel post si parla di Ansia, a partire dal film Inside out 2.
Lo scopo è aiutare persone giovani e adulte ad iniziare a riconoscere un disturbo d’ansia. Imparare a fare questo è importante, per non confondere un problema serio con una situazione normale. Quando si genera questa confusione, infatti, aumenta il rischio di incuria, trascurando una problematica che richiede di aiutare ragazzi e ragazze. Oppure, aumenta il rischio di preoccuparsi a sproposito, come persone adulte che hanno a cuore figli e figlie (o studenti e studentesse), esagerando con gli interventi.
In particolare questo post considera 4 aspetti:
- il tipo di ansia considerato nel film;
- 4 nozioni scientifiche, rappresentate nel film, che sono utilissime per la salute mentale delle persone giovani e adulte;
- la differenza tra ansia e ansia patologica;
- come riconoscere i campanelli di allarme dell’ansia patologica.
Si tratta di riflessioni che aiutano a parlare di salute mentale e a favorirla.
Per spettatori e spettatrici più esigenti e con una visione insoddisfatta del film, è utile chiarire subito che qui ci si focalizza sugli aspetti utili. Non saranno quindi affrontati gli aspetti critici che nel film banalizzano il mondo interiore (come, ad esempio, la scarsità di emozioni rappresentate, il passaggio datato alla preadolescenza che sempre più coinvolge bambine di 9 anni circa, ecc.). È ovvio che in un film non si poteva rappresentare tutto, anche perché molte conoscenze ci sfuggono ancora (come avviene in numerosi campi scientifici). Inside out 2, comunque, sembra essere un ottimo lavoro, che offre contributi importanti.
L’allerta spoiler è d’obbligo! Quindi sarebbe meglio leggere il post dopo aver visto il film.
Quale ansia viene rappresentata nel film?
Il film chiarisce bene che avere preoccupazioni è una parte tipica della crescita e della vita. Di per sé, queste preoccupazioni sono funzionali. Senza di esse non potremmo affrontare la vita in modo attivo, restando vittime degli eventi in base a come capitano.
Tutto ciò fa ricordare un aspetto importante: l’ansia è spesso fraintesa. Quando ciò avviene emergono conseguenze negative sulla salute mentale.
Di fatto, c’è ancora un pregiudizio molto diffuso che porta a considerare salutare solo emozioni e sentimenti identificati come positivi. Ma le emozioni sono tutte positive. Solo che alcune sono confortevoli e ci fanno sentire più a nostro agio, altre non sono confortevoli e ci fanno sentire più a disagio. A lungo termine, questa forzatura sull’idea che il positivo sia solo ciò che è confortevole penalizza lo sviluppo delle persone giovani.
La speranza, a riguardo, è che il film aiuti a divulgare una visione culturale più utile per la salute mentale. C’è ancora un gran numero di persone che hanno una visione legata a teorie superate, non supportate da ricerche.
La convinzione che si è mentalmente sani solo quando ci si sente bene è errata. E questo Inside out 2 lo rappresenta bene, affrontando almeno 4 aspetti scientifici.
4 nozioni scientifiche di Inside out 2 che riguardano l’ansia e la sua regolazione
Facendo riferimento ad Ansia e all’emozione che rappresenta, in Inside out 2 ci sono almeno 4 nozioni scientifiche fondamentali che aiutano a parlare e a lavorare sulla salute mentale delle persone giovani.
1. Il cervello “pubescente” è diverso. Si aggiorna!
Bello, nel film, il cambio di console con i tasti che non funzionano più come prima e le emozioni che non riescono più a regolarsi come prima.
In più compaiono emozioni nuove. Alcune più predominanti, come Ansia, altre più intermittenti che provano a fare capolino (come Nostalgia). Questo è un aspetto importante, perché a partire dalla fase puberale il cervello crea nuove occasioni.
Per certi aspetti, le difficoltà infantili del passato possono trovare soluzioni adeguate dopo un periodo di ristrutturazione, potendo contare su una maggiore capacità di apprendere aspetti secondari (quelli primari, come ad esempio la comunicazione espressa in più lingue, sono più avvantaggiati nei primi anni di vita, anche se evolvono per l’intera esistenza).
Questo elemento fa capire perché fare promozione della salute nel periodo preadolescenziale e adolescenziale sia una strategia più vincente rispetto agli interventi tardivi dell’età adulta. Si tratta di una strategia più vincente anche rispetto al lavoro fatto con bambini e bambine di età inferiore. A partire dalla preadolescenza, infatti, aumenta l’assunzione personale dei “rischi” a vantaggio della costruzione della propria autonomia. E questo consente di verificare meglio, rispetto all’infazia, se un apprendimento funziona nella vita reale, quando non c’è una persona adulta a controllare o dire cosa fare. Questo è un passaggio fondamentale, perché come sanno bene genitori e insegnati è come se i precedenti apprendimenti fossero stati dimenticati. Riducendo l’ubbidienza, per imparare a pensare di più con le proprie risorse. Tutto ciò è legittimo e auspicabile, e richiede tempo per esser realizzato.
2. Il funzionamento sano del cervello coinvolge moltissime emozioni che, anche quando non sono confortevoli, sono preziose.
Il film sfrutta molto bene un pregiudizio: all’inizio ansia è l’antagonistta da contrastare (o, se si preferisce, il problema).
Ansia spinge la ragazza che la sperimenta, Riley, a fare anche scelte moralmente discutibili, incluso l’abbandonare le amiche per scopi egoistici.
Ma man mano che il film procede, tuttavia, diventa chiaro che la catastrofe in corso nella mente di Riley dipende anche da altro. Gioia è come un muro di gomma. Si rifiuta ostinatamente di ascoltare Ansia. Al pari di Ansia, Gioia prova a cacciare via alcune esperienze che non corrispondono alla sua visione.
I problemi, quindi, non nascono in modo specifico per l’ansia. I problemi nascono quando qualsiasi emozione prende il sopravvento in modo rigido, favorendo la rinuncia ad alcune emozioni e alcune esperienze.
Nel film, infatti, l’ansia caccia le altre “vecchie” emozioni, perché il lavoro che avevano fatto per costruire il “Senso di sé” non aiutava Riley per affrontare le nuove sfide della vita. Così, Ansia spinge il senso di sé della protagonista nel profondo della sua mente. Fatto ciò inizia a crearne uno proprio, stimolando altre emozioni. Ma, con grande orrore per il personaggio, il nuovo senso di sé si rivela ugualmente dannoso per la ragazza.
Per salvare Riley, quindi, è necessario che tutte le emozioni uniscano le loro forze, per formare un senso di sé più complesso che abbracci ogni tipo di esperienza emotiva.
3. Le emozioni, tutte, sono protettive e funzionali per la crescita.
Tutte le emozioni hanno un posto nelle nostre vite.
Alla fine, perfino il personaggio di Ansia è adorabile!
L’ansia svolge il suo compito di anticipare le minacce per proteggerci, con le migliori intenzioni possibili. Prevede scenari, molti dei quali non si realizzeranno mai. Ma non per questo bisogna liquidare le minacce come sciocche o irreali. L’ansia va riconosciuta come parte importante di sé.
Se le emozioni fossero una squadra sportiva, ognuna dovrebbe giocare da titolare, a patto che siano mantenute entro certi limiti e ruoli. Non esiste un’emozione che va bene per tutte le situazioni.
Trovare questo equilibrio è particolarmente importante anche per l’ansia e per le ragazze adolescenti considerate nel film. Spesso, infatti, le ragazze possono essere trascinate da idee di perfezionismo, fino ad arrivare ad essere profondamente dure con loro stesse. E anche questo aspetto viene rappresentato bene da Inside out 2, mostrando l’aumento di lavoro di allenamento a discapito del sonno, che alla lunga rischia di logorare la persona anziché aiutarla.
4. Le situazioni ansiose non hanno un unico significato emotivo. Bisogna imparare a costruire il loro significato.
Il film fa vedere come l’ansia si leghi alle situazioni importanti, per la persona e come possa trasformarsi. In un momento toccante, mostra come nonostante l’iperattivazione di Ansia possa nascere un dialogo con Gioia.
Nella letteratura scientifica, questo lavoro di mettere in dialogo emozioni confortevoli e non confortevoli si chiama rivalutazione cognitiva.
La rivalutazione cognitiva è una potente strategia di regolazione delle emozioni, che serve per dare un significato emotivo funzionale alle situazioni ritenute importanti. Come strategia, è collegata a migliori risultati psicologici nelle persone adolescenti (e nelle persone adulte). La strategia implica di imparare a considerare le sfide come un’opportunità da cogliere, anziché come minacce. Questo richiede comunque di provare ansia, ma si tratta di un’ansia che aiuta a rimanere concentrati su ciò che si fa, sperimentando una risposta emotiva che sia di aiuto per i propri scopi. La propria energia, in altre parole, viene focalizzata su uno scopo, anziché essere usata per mettersi in dubbio e autosabotarsi.
Che differenza c’è tra Ansia e l’ansia patologica?
Ansia è diventata una parola polisemica. Ossia, assume un significato diverso in base al contesto di riferimento.
Funziona, ad esempio, come la parola “piano”. Se usata da sola, la parola “piano” non ha un significato specifico. Non aiuta a capire se fa riferimento ad uno strumento musicale, ad una parte di un edificio, alla richiesta di mantenere una certa velocità alla guida, ecc.
A livello di linguaggio comune, quindi, è facile non distinguere bene i diversi significati dell’ansia.
Il film chiarisce bene che, di per sé, l’ansia non è patologica. Si tratta di un’emozione sana che è orientata al futuro, riferendosi a possibili minacce anticipate, per essere gestite. Si verifica più facilmente quando si è sotto stress. A livelli ottimali, può aiutare a dirigere gli sforzi di risoluzione dei problemi, focalizzare l’attenzione in modo adattivo e aumentare la vigilanza.
Ma l’ansia può diventare patologica, trasformandosi in un disturbo. Anche rispetto a questo, il film dà un assaggio del problema. Rappresenta molto bene un attacco di panico, Mentre Riley sta scontando la sua penalità e si sente malissimo, con Ansia al suo interno che è iper-attivata e non riesce a fermarsi. Questo evento, di per sé non è ancora definibile come un problema di salute mentale.
Non è infatti l’evento in sé a costituire un problema ma il fallimento ripetuto nella sua gestione.
Genitori, insegnanti, educatori e adolescenti, quindi, devono imparare a riconoscere i campanelli di allarme di un disturbo collegato all’ansia. Non devono andare fuori strada, focalizzarsi sull’evento in sé, perché questo rischia un eccesso di interventi educativi o sanitari. Ma nemmeno devono trascurare i segnali importanti, perché questo fa rischiare un’incuria nei confronti di ragazzi e ragazze. In entrambi i casi, il rischio di penalizzare la salute mentale delle persone giovani aumenta.
Come riconoscere i campanelli di allarme dell’ansia patologica?
Consideriamo in modo riassuntivo, i principali campanelli di allarme.
- L’attenzione punta sull’ansia. Emerge un vissuto di apprensione, che rende più difficile mantenere focalizzata la concentrazione su ciò che è utile fare. Ad esempio, anziché darsi da fare per studiare in modo da riuscire ad affrontare una verifica, la persona continua a pensare a tutti i possibili modi per andar male e, effettivamente, arrivare allla verifica senza preparazione o, addirittura, non si presenta. Questo, in particolare, avviene dopo un attacco di panico, se il colpo subito dall’esperienza fatta è stato troppo duro e il ragazzo o la ragazza ha un’attenzione focalizzata sull’ansia di provare panico.
- Compaiono sintomi. Si fanno strada più sintomi, legati a problemi di sonno, irrequetezza motoria, irritabilità, palpitazioni cardiache, apprensione generale, mal di pancia, ecc. Non sono necessari tutti, ovviamente.
- Il periodo di tempo. Serve un tempo adeguato per capire se l’ansia sta prendendo il spravvento in modo rigido, al punto tale da diventare disturbo. Questo significa che parliamo di sei o più mesi, per capire come la persona sta reagendo e se ce la sta facendo a gestirsi emotivamente. In presenza di attacchi di panico, invece, meglio considerare un mese, se la persona resta ossessionata dalla paura dell’evento successivo per tutto questo tempo.
- Gli effetti sulla vita. Se il disagio che si sperimenta penalizza il funzionamento della persona, c’è un altro campanello d’allarme. Quando gli effetti si fanno sentire in modo importante, si nota che a partire dall’ansia c’è una penalizzazione nella la vita o parti importanti di essa, a livello relazionale (inclusa la famiglia), educativa/scolastica, ecc. Questo campanello d’allarme scatta perché l’ansia non assolve più al compito di essere protettiva, ma impedisce di trovare soluzioni attraverso la rivalutazione cognitiva. Quando ciò avviene, la persona si sente prevalentemente sotto minaccia. Anziché vivere le sfide come opportunità, tenderà ad avere difficoltà a partire dall’ansia (non ricordare, sbagliare, ecc.), oppure ad evitare situazioni importanti (anche doverose) o a scappare dalle situazioni intollerabili.
Di base, quindi, l’ansia patologica chiama in causa tutti e quattro i campanelli di allarme. E per parlare di ansia patologica dobbiamo avere tutti e quattro questi campanelli.
Detto con le immagini di Inside out 2, abbiamo un problema quando l’ansia diventa rigida e non lascia uno spazio adeguato alle altre emozioni confortevoli. Qui è d’obbligo ricordare che esistono anche altre emozioni confortevoli, non solo la gioia. C’è la speranza, l’eccitazione amorosa, l’interesse, ecc.
È utile, quindi, distinguere l’ansia nelle sue differenti manifestazioni: salutare e legata all’esperienza della crescita e della vita sana, o ingabbiante e paralizzante per i processi di sviluppo.
Ovviamente, non è necessario aspettare che un disturbo si manifesti in modo rigido. Soprattutto osservando il terzo campanello di allarme, l’effetto dell’ansia sulla vita di una persona, si può decidere di intervenire un po’ prima per provare a prevenire o evitare il peggio (abbandoni scolastici, ritiri sociali, abuso di alcol o uso di droghe per non sentire il disagio, ecc.). E, in ogni caso, se si hanno dubbi è buona regola confrontarsi con un o una professionista della salute mentale, per chiarire meglio la situazione.
Riferimenti
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