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È NORMALE CHE MIO FIGLIO O MIA FIGLIA ABBIA QUESTA PAURA?

In questo articolo consideriamo la paura sentita dai bambini e dalle bambine, fino agli 11 anni circa. Proviamo a capire come funziona, quando è tipica dell’età e quando, invece, è consigliabile cercare un aiuto specialistico.

Per sostenere la funzione genitoriale, concluderemo con alcuni consigli che possono essere utili per supportare lo sviluppo di figli e figlie.

Come funziona la paura sentita dai bambini e dalle bambine?

Parlando di bambini e bambine fino agli 11 anni, un aspetto centrale da capire è che non esiste una vera e propria paura da considerare irrazionale, come avviene nelle persone adulte. Poiché bambini e bambine devono fare esperienza della vita e del mondo, gradualmente devono anche imparare a distinguere cosa è pericoloso e cosa no, con l’aiuto delle persone adulte. Spesso la distinzione tra reale e fantasia è mal definita.

In modo del tutto naturale e sano, quindi, ciò che bambini e bambine possono vedere, sentire, assaggiare, toccare, annusare e immaginare può essere fonte di una ricca emotività che include anche l’incertezza, le preoccupazioni, lo stress, le ansie e le paure.

Un’altra questione importante da considerare è che le paure hanno un carattere evolutivo. Sin dalla nascita, la paura assume caratteristiche diverse in base all’età e al livello di sviluppo delle persone. Da un punto di vista cognitivo, nella prima infanzia le paure sono correlate a stimoli immediati, concreti e forti, in gran parte non cognitivi. Man mano che procede lo sviluppo, nella tarda infanzia, l’esperienza della paura si mescola maggiormente con quella dell’ansia, legandosi a stimoli e eventi che vengono anticipati e sono più astratti (Gullone, 2000). Nell’adolescenza, questo legame tra paura e ansia diventerà ancora più forte.

Poi, non va dimenticato che possono entrare in gioco aspetti percettivi legati alla fisicità. Un bambino di due anni che si trova davanti a un chiuhaha, ad esempio, può benissimo sentirsi come un adulto che ha a che fare con un leone.

Quale paura è normale e tipica dell’età?

In generale, la paura è un’emozione protettiva e sana che si attiva dinnanzi a pericoli reali e concreti. Quindi, sono normali tutte le paure che non compromettono lo sviluppo e il funzionamento di bambini e bambine.

In relazione alle diverse fasce d’età, ci sono paure che sono più comuni di altre (Nicastro & Velasco Whetsell, 1999; Muris, 2007).

  • Da 0 a 2 anni compaiono le paure degli estranei, degli ambienti non familiari, dei rumori forti e della separazione rispetto a persone importanti. Il rumore di mobili trascinati, un piatto o un bicchiere che cade e si rompe, il rumore di un incidente d’auto, urla di persone adulte arrabbiate o turbate, scoppi di petardi, o altro, possono essere tutti stimoli concreti che attivano queste paure.
  • Dai 2 ai 4 anni, emergono paure legate al buio, ai tuoni, alle ombre e ai cambiamenti nella routine. Possono essere presenti paure legate alla separazione dai genitori.
  • Dai 5-7 anni entra in gioco un’immaginazione più attiva. Possono quindi emergere paure legate ai brutti sogni, alla scuola, al deludere genitori/insegnanti e di ammalarsi o farsi male. Pensando ad Halloween, possono iniziare a comparire le teratofobie, ossia le paure dei mostri che possono nascondersi nell’armadio o sotto il letto.
  • Dai 7-11 anni le paure vanno oltre l’esperienza presente. In questo senso, bambini e bambine possono venire a conoscenza di un disastro naturale o di una sparatoria o di un film dai contenuti forti e iniziare a temere che accadrà nelle loro vicinanze, coinvolgendo loro o coloro che amano. Molto importanti sono le paure che ruotano attorno alla perdita, in particolare alla morte di un genitore o un’altra persona amata e importante. Si tratta ovviamente di fatti dolorosi e spaventosi. Tuttavia, nella mente dei bambini e delle bambine c’è una sproporzione rispetto alla probabilità che questi fatti possano accadere in modo pericoloso in futuro.

Nella maggior parte dei casi le paure sono di breve durata e si dissipano in un breve lasso di tempo. Questo, tuttavia, non dovrebbe far concludere che si possano ignorare o banalizzare. Oltre all’aumento di maturità del bambino o della bambina, infatti, un ruolo importante è affidato all’aiuto che le persone adulte possono offrire. In particolare, si rivela preziosa la capacità dei genitori di aiutare bambini e bambine a gestire le paure, mettendo in campo intuito, comprensione e pazienza per favorire lo sviluppo di capacità legate all’auto-consolazione.

Quando è utile chiedere aiuto?

Per valutare se è il caso di farsi aiutare da un/una specialista, si possono osservare alcuni segnali.

Un primo segnale è l’intensità della paura (Laporte et al., 2017). Questo elemento sembra essere discriminante anche per bambini e bambine molto piccoli, tra i 6 e i 24 mesi, in particolare se c’è un evitamento di ciò che fa paura o la ricerca eccessiva di rassicurazione (Wu & Gazelle, 2021). Si può riconoscere perché le reazioni alla paura diventano eccessive con risposte di evitamento o ricerca di protezione. Talvolta le risposte possono essere anche pericolose. Ad esempio, possono comparire le somatizzazioni, vale a dire dolori fisici come mal di pancia nel momento in cui c’è da fare qualcosa che preoccupa o spaventa. Oppure possono emergere altri tipi di comportamenti forti, come scappare quando ci si trova davanti a un’ape e rischiare di farsi male cadendo dalle scale, finendo sotto un’auto, evitando di uscire per non incontrare api, ecc.

Un altro segnale importante è l’interferenza della paura. Se il disagio è significativo e compromette aree personali, familiari, sociali, educative o altre aree importanti del funzionamento non andrebbe trascurato (WHO, 2022). Un paio di mesi con manifestazioni ripetute dovrebbero mettere in allarme. Se si arriva a più di 6 mesi si tratta di qualcosa che è diventato molto serio e va oltre il disturbo di adattamento per una situazione nuova. Si pensi ad esempio alla paura della scuola e al rifiuto della scuola.

Lo stesso discorso vale se le paure si sono trasformate, anziché essersi estinte. Ad esempio, la paura infantile dei mostri dovrebbe scomparire. Ma per alcune persone si potrebbe trasformare in una paura dei ladri. La paura degli estranei dovrebbe scomparire. Ma per alcune persone potrebbe trasformarsi in ansie sociali che favoriscono l’evitamento di eventi (compleanni, sport, scuola, ecc.).

Come per tutto ciò che riguarda bambini e bambine, anche in questi casi è importante intervenire tempestivamente in modo specialistico, per evitare che una cattiva gestione della paura comprometta lo sviluppo successivo. Una consulenza psicologica, per valutare la situazione, è consigliata anche per bambini e bambine che hanno subito una perdita significativa, come la morte di un genitore o altra persona affettivamente vicina, o che hanno assistito a un evento traumatico o lo hanno subito (violenze, incidenti, aggressioni, ecc.).

Cosa possono fare i genitori per aiutare figli e figlie a gestire la paura?

È utile ricordare che figli e figlie non sono persone adulte in miniatura. Quindi, è meglio non cedere alla tentazione di puntare tutto su spiegazioni logiche e razionali.

Per quanto riguarda la comunicazione, spesso bambini e bambine non hanno le capacità per descrivere appieno le loro paure. Quindi parlare, leggere insieme libri appositi per l’infanzia (tipo storie o racconti) o, meglio ancora, disegnare una paura può essere d’aiuto nel rafforzare la comunicazione. Disegnare un mostro o una paura, in particolare, può aiutare un bambino o una bambina ad esprimere le paure e imparare a distinguere la fantasia dalla realtà.

Un aiuto può esser dato anche insegnando a calmarsi, respirando in modo da rilassarsi e notare che, nonostante lo spavento, va tutto bene.

In base alla maturità del bambino o della bambina, in alcuni casi possono essere d’aiuto le soluzioni magiche. Ad esempio, per la paura dei mostri si possono usare spray “antimostri” profumati e gradevoli, appositamente colorati e preparati. Con una piccola storia che scalda il cuore e rassicura, questo tipo di soluzione è spesso più efficace di tante spiegazioni.

Un discorso più articolato, invece, riguarda la paura della morte, ossia la tanatofobia.

Cosa fare se la paura riguarda la morte?

Sappiamo che i mostri non esistono, le api non sono pericolose come i draghi e anche i ladri possono essere fermati. Dinnanzi alla morte, invece, le nostre certezze di persone adulte tendono a vacillare o svanire.

La morte è una tematica complessa.

Ciononostante, si possono ricordare alcune regole importanti, la cui funzione è valorizzare i sentimenti di bambini e bambine, offrendo loro supporto emotivo.

  1. Se si ricevono domande o affermazioni sulla morte è importante restare in ascolto. Non giudicare, non zittire, non dare spiegazioni e non sminuire o banalizzare. Prima di tutto è importante ascoltare. Per farlo si puoi rispondere con una domanda “che idea hai tu a riguardo?”. Come persone adulte non si deve avere tutte le risposte, ma rispettare i sentimenti di bambini e bambine. L’ascolto può alleviare il peso di qualsiasi paura, comunicando che non si è soli o sole.
  2. È importate usare le parole corrette. Le parole corrette sono: morte, morto, morta e, per chi sta morendo, morente. Eufemismi come “ci ha lasciato”, “è andato/a in paradiso” o “si è addormentato/a” possono confondere bambini e bambine, creando false speranze sulla morte o attivando ulteriori domande e possibili colpe (ad esempio se ne è andato perché sono stato cattivo/a?). Linguaggi che sembrano più carini, di fatto, possono complicare il recupero.
  3. Non nascondere la morte. Presto o tardi ci dovremo confrontare con la morte di una persona cara o con la possibilità della nostra morte. A volte la morte può riguardare un animale domestico amato. Quando capitano situazioni legate alla morte, è utile non scappare dinnanzi ad esse e non nasconderle. Ad esempio se un animale domestico muore di vecchiaia quando un bambino o una bambina non è presente, è poco utile dire che è scappato. Funziona meglio affrontare l’evento e fare qualcosa insieme per sostenere emotivamente la situazione. Lo stesso vale per la morte delle persone, poiché spesso si tende a non dire a bambini e bambine della loro morte, portandoli ad evitare momenti che possono essere occasioni di condivisione emotiva (ad esempio non facendoli assistere ai funerali). Per una elaborazione del lutto, è molto più utile far partecipare bambini e bambine, per quanto possibile, ad esempio chiedendo loro di esprimersi con un disegno o un testo, portando un fiore, ecc.

Anche in questo caso, se come persone adulte ci si sente in difficoltà, può essere utile chiedere un aiuto esperto, in modo da trovare soluzioni personalizzate per sostenere la propria gestione emotiva e lo sviluppo emotivo di bambini e bambine.

RIFERIMENTI

GULLONE E., The development of normal fear: A century of research. Clinical Psychology Review. 2000, 20(4), pp. 429-451.

LAPORTE P.P., PAN P.M., HOFFMANN M.S., WAKSCHLAG L.S., ROHDE L.A., MIGUEL E.C., PINE D.S., MANFRO G.G. & SALUM G.A., Specific and social fears in children and adolescents: separating normative fears from problem indicators and phobias. Braz J Psychiatry. 2017, 39(2), pp. 118-125.

NICASTRO E.A. & VELASCO WHETSELL M., Children’s fears. Journal of Pediatric Nursing. 1999, 14(6),pp. 392-402.

MURIS P. (2007). Normal and Abnormal Fear and Anxiety in Children and Adolescents. Amsterdam: Elsevier Science.

WORLD HEALTH ORGANIZATION (2022). ICD-11: International classification of diseases (11th revision). https://icd.who.int/

WU Q. & GAZELLE H., Development of Infant High-Intensity Fear and Fear Regulation from 6 to 24 Months: Maternal Sensitivity and Depressive Symptoms as Moderators. Res Child Adolesc Psychopathol. 2021, 49(11), pp. 1473-1487.